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Crisi Covid: Boom di case all’asta negli ultimi sei mesi

La pandemia ancora in corso ha prodotto effetti decisamente tangibili sull’economia, e perciò sulla capacità delle famiglie di fare fronte ai propri debiti.

Crisi Covid: +63,5% case all’asta negli ultimi sei mesi

Se vogliamo avere una idea della crisi che imperversa il nostro Paese, diamo un’occhiata al numero di case all’asta, che negli ultimi 6 mesi del 2020 ha visto una crescita del 63,5%.
Secondo le analisi del Centro Studi Sogeea, contenute nel Rapporto semestrale sulle aste immobiliari in Italia, le procedure giudiziarie sono salite da 9.262 a luglio 2020 a 15.146 a fine anno.

Questa poderosa crisi provocata dal Covid si presenta come la peggiore recessione sul mercato immobiliare dai tempi del dopoguerra.

Dalla rilevazione risulta che che circa un terzo delle abitazioni in vendita (5.798 unità) sono situate nel Nord Italia, che ha visto un incremento delle procedure del 27,7%.
Nel centro Italia si rileva un aumento del 64%, nelle isole si rileva un aumento nientemeno che del 284% (2.105 contro le 584 del semestre precedente) e il +113% nella parte peninsulare (3.027 a fronte delle 1.423 di luglio 2020). Nemmeno il Centro ne è immune, si è registrato infatti un aumento del +64% (4.216 procedure a fine 2020, 2.566 a luglio).

Poco oltre di un settimo degli immobili messi all’asta (2.100 unità), è situato in Lombardia.

Si stima che il valore delle transazioni finanziarie rilevate in questo secondo semestre 2020 ammonta a circa 1,5 miliardi di euro, corrispondenti a circa 1,4 miliardi al netto delle spese destinati alle banche. Possiamo ipotizzare un valore di circa 160 milioni come imposta di registro per l’Erario. Dall’acquisto degli immobili potrebbe nascere un flusso di denaro per le ristrutturazioni ammontante a circa un miliardo di euro. Tra IVA e tasse, le entrate per lo Stato dovrebbero ammontare a qualcosa come 170 milioni.

Piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, sembrano essere le categorie più colpite dal lockdown e dalla riduzione dei consumi.
Comunque, sembra che gli istituti bancari non stiano procedendo in maniera tanto aggressiva come ci si aspetterebbe da questa mole di insoluti. Sono evidentemente consci che il valore degli immobili si sia deprezzato nel corso degli anni e che difficilmente le aste siano in grado di portare un guadagno soddisfacente.

La crisi colpisce anche le attività turistiche: il numero degli alberghi all’asta è aumentato del +7%. Le procedure attive a carico di alberghi, bed & breakfast, motel, campeggi e attività simili sono 128, rispetto alle 120 riscontrate all’inizio di luglio 2020.
Addirittura, sono state riscontrate nelle procedure immobiliari persino delle strutture che non si vedono molto spesso in questo genere di situazioni: 4 castelli, 15 ospedali, 8 teatri e 17 conventi.

Ne risulta che sono le fasce di reddito più deboli a pagare le conseguenze più gravi della crisi: il 66% delle abitazioni all’asta ha un prezzo più basso dei 100.000 euro, quindi sicuramente non dimore appartenenti agli individui più abbienti.

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